lunedì 21 maggio 2012

De Principatibus Appendice I - Del combattimento

Dopo un paio di mesi di terapia psichiatrica, torno a rivestire i panni dell'istruito e a fare rivoltare nella tomba Niccolò Machiavelli con i miei consigli per il gestore in procinto di aprire una land.

Reputo il tema che sto per trattare di grandissima importanza e, sinceramente, non riesco a spiegarmi in primo luogo come mai non mi ci sia già dedicato e in secondo come mai esso venga spesso liquidato con una scrollata di spalle dai gestori wannabe.

Parliamo del combattimento, inteso nello specifico come scontro corpo a corpo (e in una certa misura anche con armi da tiro) in un gdr by chat. Ora, in alcune occasioni ho dichiarato di trovare il duello una delle cose più rompicazzo che esistano da giocarsi, ma ammetto di essermi espresso male. I combattimenti e i duelli, essendo per forza di cose un momento d'azione, sono un qualcosa di potenzialmente stimolante e divertente.
Potenzialmente.
Quello che distrugge gli attributi di Croco e di un numero (consolante) di altri giocatori, è l'ambiguità che sta alla base del sistema di combattimento pbc.

Laddove non si utilizza un sistema di dadi o una qualche forma di automatizzazione, lo stabilire l'esito dei colpi spetta al giocatore che li subisce oppure al fato, in caso questo sia presente.
Quando ci si affida alla autoregolamentazione, il risultato è sempre drammatico: sinceramente non ricordo un singolo duello fatto in cui non ci sia stata una incomprensione in corso d'opera tra me e l'avversario o, nel peggiore dei casi, un piacevole scambio di insulti.
La ragione è molto semplice e scaturisce da quella incongruenza che permea il gioco di ruolo testuale, ovvero il praticare un gioco competitivo all'interno di un contesto cooperativo.
Il grande problema è insomma la necessità di affidarsi alla coerenza e correttezza dell'altro mentre si cerca di fargli fuori/sconfiggere il suo pg.
E dato che a nessuno, a parte certe masochiste fanciulle di Lot, piace farsi ammazzare il pg...

Le situazioni davanti alle quali ci si può trovare sono dunque tre:

Corretto vs Corretto: situazione idilliaca quanto altamente improbabile per i motivi che esporrò a breve.* Dopo un certo numero di azioni uno dei due realizza di non potere riuscire a evitare realisticamente il colpo e si lascia ferire/uccidere: teoricamente, ecco che vince il combattente che si è destreggiato meglio.

Scorretto vs Scorretto: situazione molto più frequente della prima e anche abbastanza esilarante per chi si trova in bc a osservare. Lo scontro, semplicemente, potrebbe andare avanti all'infinito. Nella pratica, assisterete invece ad azioni sempre più distanti nel tempo le une dalle altre (in corrispondenza allo scambio di sussurri ingiuriosi sempre più fitto tra i due) e a un certo punto, 90% dei casi, o smettono di azionare entrambi o se ne vanno lanciando qualche frecciatina in gioco, tipo il tristissimo "Siete davvero PPotentissimo, milord".

Corretto vs Scorretto: ma cosa succede ora, se mettiamo a confronto un giocatore corretto con uno invece non disposto a perdere? Avremo da un lato un giocatore che cercherà di stare "alle regole" - magari non per una particolare nobiltà d'animo ma solo perché non vuole venire accusato di essere un pp -, e dall'altro uno che invece non si fa problemi. In una situazione come questa è certo che a perdere sarà il giocatore corretto.


Alla fine della fiera, in sostanza, solo i giocatori corretti muoiono.
O, alla Iron Maiden, Only the good die young.

Già questa grande assurdità dovrebbe avervi fatto storcere il naso, ma c'è altro.
Potreste dire che i giocatori scorretti si ha il diritto di ignorarli, e questo è vero, ma d'altro canto la "scorrettezza" in duello potrebbe essere in buona fede. Dal suo punto di vista, magari quel colpo gli è sembrato davvero parabile in quel modo. E' anche legittimo, giacché il duello è interpretativo.
Soprattutto, se devo affidarmi unicamente al mio giudizio, come posso ad esempio dare esito a una finta avversaria? Se non ci casco mi viene dato del PP, se ci casco sono morto. O ancora, il mezzotempo: come posso stabilire se riesco o meno ad agire in contemporanea con l'attacco avversario?
Io pratico scherma e posso assicurare che a volte i mezzotempi mi riescono e a volte no.
Quando non riescono, mi trovo con una punta al petto.


Potete pure essere Inigo Montoya, ma se l'avversario non esita di essere stato colpito, voi non lo colpirete.


In presenza di un fato la questione è un po' meno drammatica, ma ancora è ben lontana dalla risoluzione del problema. E' il fato a dare gli esiti e alla fine ci sarà in ogni caso uno sconfitto e un vincitore, ma gli esiti saranno comunque sempre minati da quell'ambiguità che scaturisce dalla mancanza di riferimenti tangibili. In questo caso il potere decisionale sarà conferito a una terza parte - si spera imparziale, preparata e in grado di comprendere alla perfezione le azioni dei due -, le cui risoluzioni sono comunque in buona misura soggettive.
Perché soggettive?
Poniamo caso di trovarci in una situazione in cui due pg appartenenti alla stessa razza (quindi aventi gli stessi parametri) e ugualmente chiari e corretti nella descrizione si trovano uno a tentare un colpo fintato e l'altro a riceverlo, in base a cosa il master fati darà l'esito?
La destrezza? E' la stessa. L'esperienza? Poniamo caso che si equivalga. L'arma? Combattono entrambi con armi della stessa lunghezza e peso.

Il fato dovrà dare a questo punto un esito arbitrario e soggettivo.

E' a seguito di queste riflessioni che sono giunto alla conclusione che, al fine di garantire un quieto sviluppo del gioco bellico, il Perfetto Gestore deve introdurre un sistema di combattimento che integra alla descrizione il tiro di dadi.

NOOOOOOOO I DADI NOOOOOOO,WHAUWHAUWHUAU,AHADWUHAUIHNUSHAUHBAHUSHA CROCO MERDA AUSHAUSUAHUAHUAHUAHA SNAUHSUHFUHSDDFHA, PIU' GIOCO E MENO CLICK WHAUWSHDUAHAUWSAHUAHAUAHAU

<Seda la rivolta di DdS con due colpi di fucile.>

I dadi sì, invece. E invito tutti coloro che non sono stati freddati dalle mie fucilate e stanno per obiettare con frasi tipo "e l'interpretazione dove la metti?", "se volevo una cosa così giocavo a Wow" e "si perde il gusto di ruolare il fraseggio schermistico, che è alchimia di tempo, misura e velocità" a focalizzare l'attenzione sul verbo "integra", da me usato.
Quello del fraseggio schermistico invece lo invito ad attendere che abbia ricaricato, così da potergli dare ciò che merita.
Ibrido is the way. Un sistema che coniughi in combattimento l'azione nella quale si descrive il colpo (direzione, bersaglio, ecc) e il tiro di un dado per determinarne l'esecuzione permette di evitare tutti i problemi sopra riportati.
Ed è sufficiente il tiro di un semplice d3 per dare un punto di riferimento ai giocatori e all'eventuale fato che sta arbitrando il duello: il 3 equivale a un colpo (o una parata) molto ben fatto, il 2 a uno senza infamia e senza lode, un 1 a un attacco o una difesa con qualche errore.

MA SE UNO ATTACCA CON UN FENDENTE E FA 1 MENTRE L'ALTRO CERCA DI PARARE METTENDOSI IN PORTA DI FERRO STRETTA E FA 3 ALLORA VINCE QUEST'ULTIMO ANCHE SE LA PARATA NON C'ENTRA UN CAZZO. CROCO MERDA.

<Altra salva di fucile.>

No, non è così. Questo è il metodo che viene applicato in molte land DnD e che io chiamo "a dadi puri". La differenza di quello che io consiglio, invece, è che il tiro di dado serve soltanto a fornire indicazioni sulla qualità di esecuzione del colpo: se uno viene attaccato al proprio lato sinistro malamente ed effettua una parata perfetta sul lato destro, il colpo se lo becca lo stesso.
E il discorso vale pure in presenza del fato, che potrà dare esiti più certi e che offrono meno il fianco a eventuali critiche.
L'utilizzo di un dado a 3 facce è la versione più semplice di questo sistema, ma con un po' di ingegno si può pensare a un qualcosa di più articolato che comprenda modificatori al tiro dovuti alla razza, all'esperienza bellica, al grado in gilda.

Il tiro di dado include un elemento che permea ogni aspetto della vita reale e ancora di più ogni aspetto di quella di un guerriero: il caso. In duello e in battaglia la fortuna conta tanto quanto l'abilità del combattente e in questo modo si considera il suddetto elemento di realismo.
Senza contare che anche nella peggiore delle ipotesi il dado riduce l'ambiguità di base degli esiti autoregolati, mentre nella migliore risolve tutti i problemi elencati fino a ora.

Ogni giorno che passa mi convinco della necessità di un sistema del genere, che renderebbe se non altro un po' meno doloroso per Croco giocarsi combattimenti e cose varie.

Per favore NeoGestore, inserisci un qualcosa del genere nella tua nuova land.
Non farmi urlare.

E voi che ne pensate? Critiche, suggerimenti e integrazioni, nei commenti.

* Non così a breve. "Corretto" si può anche non intendere in senso assoluto. Nel caso specifico, il discorso vale anche per giocatori con lo stesso livello di "correttezza": se uno dei due è un po' meno "corretto" dell'altro, la situazione diventa Corretto vs. Scorretto.

lunedì 7 maggio 2012

Okappa, Pikappa

O OK, PK se preferite la versione anglofona.

Prima che conoscessi il mondo del gioco di ruolo e la mia vita ne fosse rovinata con ripercussioni sul mio rendimento scolastico e le mie capacità sociali, la sigla PK stava per Paperinik, ovvero l'alter ego tosto di Paperino.
Sfortunatamente il GdR oltre ad avermi reso ripugnanti i rapier, i draghi e le vagine (metalliche) ha provveduto anche a distruggere la spontanea associazione mentale che facevo tra la sigla e uno degli eroi della mia infanzia.

Grazie, GdR.

Un grandissimo rompicoglioni, ecco chi è.

Pk è l'acronimo di Player Killer e spesso si scherza (in serate dall'altissimo contenuto umoristico) circa la ragione del nome, dato che può venire tradotto come Giocatore Assassino.
Passiamo alla definizione: il Pk è colui che muove il proprio pg dedicandosi alla sistematica uccisione di pg altrui senza un costrutto logico, facendo di questa pratica il perno del proprio gioco.
La principale differenza tra un DdS e un PK è che mentre il primo cerca in linea di massima di uccidere soltanto altri duellanti per fare vedere quanto è grosso, il secondo cerca di uccidere chiunque, privilegiando in ogni caso la kill facile.
Perciò eccolo fiondarsi in chat quando c'è uno scontro già in corso, oppure ancora attaccare pg privi di armi o, il modus operandi che preferisco, entrare in una chat con X stronzi che si fanno i fatti loro, rimanere lontano qualche decina di metri, scoccare una balestrata e fare l'uscita.

Scegliere una delle opzioni e ripetere ad libitum: ecco il Pk.

I più svegli di voi avranno già capito, dunque, perché si parla di Player killer e non di Character killer.
Il problema non è del pg che, capiscilo, è davvero un Evil Overlord e quindi è nella sua natura uccidere uccidere uccidere gente random* ma del player che non ha capito che il gdr by chat non è un deathmatch dove bisogna arrivare a un certo numero di frag ma un gioco interpretativo in cui, in buona misura, bisogna cooperare con gli altri giocatori - anche avversari -, per raggiungere l'obiettivo comune che è il divertimento dei partecipanti alla giocata.

Può sembrare retorica ma se a fine giocata - qualsiasi giocata -, le persone con cui avete interagito non si sono divertite (o voi non vi siete divertiti) qualcosa è andato storto.
Il Pk è espressione di un gioco fondamentalmente egoistico, nato dal bisogno di primeggiare in un contesto che non lo prevede.

Rapportarsi con un Pk non è facile: l'opzione migliore è non interagirci affatto, ma siccome di solito ti piombano in chat anche quando non lo vuoi, quasi sempre ci si è costretti.
Sfortuna vuole che il più delle volte l'avrà vinta lui, in tutti i sensi: da feriti/disarmati/sotto tiro di una balestra di cui non si è consapevoli c'è ben poco che si possa fare senza sforare nell'impossibile, ed è proprio questo che lascia insoddisfatti.
Ciò che disturba è che per amore della coerenza e del buon gioco si è costretti a subire l'angheria virtuale di qualcuno che pensa solo al proprio divertimento.

Si potrebbe obiettare che il Pk, giocandosi un pg così incentrato sull'azione si sottopone costantemente al rischio di rimanerci secco in corso d'opera. In teoria il discorso fila: con uno slancio di aggressività e un master fati presente e compiacente, l'indifesa dama che passeggia per il parco potrebbe riuscire a spaccare quella testa di cazzo d'un Pk con una pietra.
Ahimé, a una scena del genere devo ancora assistere.

Ciò a cui ho avuto ampio modo di assistere, invece, sono le fughe rocambolesche e adrenaliniche (è un modo carino per dire "da PP di merda") di certi Pk a cui è stato fatto il loro stesso giochino: sono lì che si vantano con la morosa di quante vittime ha mietuto la loro lama e improvvisamente - questi li giustifico, uno se le cerca -, un commando di sicari entra in chat con l'unico intento di scoparsi il loro cadavere (cit.) e allora via di uscite in mezza azione e polemiche sul buon gioco e le corrette motivazioni per attaccare briga.

Insomma, i Pk sono un male per qualsiasi land proprio come lo sono i DdS, i metagamer e i PP.
Per rendere la cosa più chiara, ecco una classifica dell'accettabilità, dal più accettabile al meno:

- Nabbi che ti impezzano (che li si perdona, perché sono nabbi).
- PP (quelli più innocenti, che sentono quello che sussurri da metri di distanza, quelli che notano tutto ecc.)
- Metagamer
- DdS
- Pk

Fate i vostri conti.

PROMESSA DI CROCO I: quando lascerò la land in cui gioco più o meno stabilmente a causa di uno scazzo che in linea di massima non manca mai, avrò più tempo libero. Forse persino mi annoierò.
Allora, per ingannare il tempo e togliermi lo sfizio, riunirò un gruppo di giocatori che come me ne hanno piene le palle dei Pk e inizieremo a girare per le land con il solo scopo di trovare il Pk locale e brutalizzarlo in gruppo. Così, a scheda vuota e senza motivazione on game. Una volta fatto, passeremo alla land successiva.
Ci chiameremo "I Bastardi".


Once upon a time, in a Pk occupied land...

E voi? Siete Pk? Li avete mai subiti? Volete arruolarvi subito nel commando del Tenente Croco Raine?
Ditecelo nei commenti.

*No, "il mio pg è uno psicopatico" non è una giustificazione. Ha rotto il cazzo questa storia.